mercoledì 22 settembre 2010

Leggenda Personale - qualche precisazione sul concetto di Destino



Un detto Latino recita: Sequere Deum, Fata viam inveniunt”: segui il tuo Dio, il Destino troverà la sua Strada. Lo disse Virgilio, e lo citò Casanova nelle sue memorie. E siccome sono in vena di citazioni classiche, diremo anche quel che dicevano i Greci: “Il Carattere è il Destino”. Esiste un Fato, e non è una cosa separata dalla nostra Anima, dal nostro Cuore, dalla nostra Identità: è tutt’uno con noi, così come in un certo senso, quando il Destino si rivela, noi ‘siamo’ ciò che ci accade. Il Destino ci parla attraverso le ispirazioni, i sogni, l’Entusiasmo: non a caso entusiasmo vuol dire “avere un Dio dentro”. Chiunque parli di Destino, si sente spesso dire: “Non è il Destino, sono io che agisco”. Ѐ vero. Chi vede separate le due cose non ha compreso bene la visione degli Antichi: è come chi critica l’Astrologia ricorrendo a qualche banale nozione di Astronomia e Fisica, senza capire che si parla di una cosa diversa. Per gli Antichi, il Destino è la Storia della tua Vita, è il filo conduttore della tua esistenza, e viene raccontato, viene testimoniato da una serie di segni: nelle Stelle, nelle linee delle mani, nei tratti del Corpo, nello sguardo, ovunque il Fato scriva il suo testo, i suoi spartiti, le sue mappe. Discutere di cosa sia condizionamento sociale e di cosa sia carattere, o di cosa sia decisione o Destino, significa non concepire la mentalità dell’uomo antico, per cui Azione e Destino sono tutt’uno, e la Vita è, come dice Paulo Coelho, una strada che “Dio costruisce insieme ai nostri passi”. Tu baci la persona che ami, e lo fai perché la ami, e in un certo senso è pure vero che la ami ‘perché hai i muscoli facciali’…. ma le due cose forse si contraddicono? No. Sono due modi di vedere la cosa, perfettamente indisturbati l’uno dall’altro. Uno è il Perché, uno è il Come. Ad esempio, un Destino di conflitto può manifestarsi tramite le premesse di una Vita piena di sfide: non si può discutere in maniera cavillosa di come si manifesta un Destino. Se io romanziere faccio nascere un personaggio dal carattere burrascoso in una Notte tempestosa, non è un'influenzare, è una sincronia, è un segno divino: è volontà dell'Autore, ed è un segno del carattere del Personaggio. Insieme. Ma la Psicologia sta andando oltre i cavilli e sta apprezzando l'innatismo: sta cominciando a ritrovare dei concetti antichi, e sacrosanti, e sani, molto belli: fra questi, un concetto bellissimo che da tempo suonava male alle orecchie degli scientisti: la parola INDOLE. Esiste un carattere, un temperamento, una natura fondamentale negli individui. L’idea innatista si è fatta strada in maniera un po’ darwiniana parlando di ormoni, di configurazione del cervello, di tratti innati, e questa è la parte tecnica, sai quando gli scienziati ogni tanto dicono “trovata l’area cerebrale della generosità”, o “trovato il gene dell’Intelligenza”. Forse è un tantino riduzionista, rischia di confondere causa ed effetto, ma indica come siano intrinseche alcune qualità. Che poi siano gli ormoni, gli Dei o le due cose unite insieme (come dico io), poco cambia. Alla mia tutor durante la stesura della tesi, feci storcere il naso: lei mi domandò:
“Lei parla di cose biologiche, quindi il suo punto di vista è darwinista, non può parlare di Mitologia, anche perché la commissione si arrabbia. Quindi parliamo di ormoni e aree cerebrali?”
“Ma sì,” - dissi io – “io credo nell’azione degli ormoni.” (espressione rilassata della tutor) “Ma infatti gli ormoni sono veicolo degli Dei!” (occhi sgranati).
“Questo” - disse lei – “è meglio se lo omettiamo, in sede di laurea…”
E lo penso davvero, che siano ormoni o Dei, è lo stesso. L’Astrologia è chiara, su questo: la Luna è anche Seno, Latte, Acqua; Marte è anche Sangue, Ferro, Testosterone; e così via: Mitologia e Scienza sono tutt’uno, io posso studiare il corpo di una persona vedendo il suo Quadro Astrale, perché non c’è divisione in questo.
Ma anche parlando direttamente di Carattere:
anche correnti meno scientiste iniziano a ribadire il concetto di indole: psicologi modernissimi, come Hillman con la sua teoria della Ghianda, ma anche Watzlavich e Nardone: loro in certi passaggi rifiutano troppe dietrologie, e sostengono che il CARATTERE prevalga sugli eventi, su cosa ti succede, e che a determinare Chi Sei sia semplicemente Chi Sei, ed è quello che dà un senso agli eventi, che da soli non potrebbero tirarti fuori qualcosa che non sei. La coerenza interna di un carattere è predominante in confronto alla miriade di interpretazioni della Realtà: sei fatto in un certo modo, San Paolo era fanatico prima dell’Illuminazione, e fervido dopo: il suo carattere è fatto così. Tu sei la tua Vita, assapora il tuo Destino, e perfeziona il tuo modo di viverlo. Hai una Leggenda, hai un Destino eroico, vivilo.
E poi, e poi, vedrai: sequere Deum, Fata viam inveniunt: il tuo Destino ti cerca, tu lo crei e lui si fa creare da te, crea insieme a te, si fa trovare, ti viene a chiamare…. certe cose ti vengono a cercare, gli amori, le cose vere, le passioni vere. Come in Sliding Doors, come in The One , come in Prince of Persia, come in Vi presento Joe Black , un amore può trovarti qualunque strada tu prenda. Come in Star Wars, la tua indole e il tuo Destino si riveleranno sempre tutt’uno.
Allora, non ha senso interrogarsi se sia la Società, il DNA o l’Inconscio a fare di noi ciò che siamo: gli Antichi si facevano bastare l’idea che esiste un Destino, e che la nostra Leggenda possiamo viverla orientandoci col nostro Cuore, e che, come disse qualcuno, “Caso è lo pseudonimo del Fato quando preferisce non firmare”.

2 commenti:

  1. l'ho sempre pensato anch'io però il Fato, accidenti a lui a volte sarebbe meglio nn esistesse perchè tu nn ci puoi fare nulla se nn sottostare al Suo volere... ci puoi girare intorno ma prima o poi ti porta dove Lui vuole e forse, inconsciamente, dove tu vuoi andare a finire....

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