mercoledì 10 ottobre 2012

Monarchia VS Democrazia

A parità di malvagità: vince la Monarchia.
Un re cattivo o un parlamento cattivo sono deleteri ambedue, ma il re cattivo puoi sempre farlo fuori, e sai esattamente chi far fuori.
A parità di bontà: vince la Monarchia.
Un re buono agisce più rapidamente di un parlamento buono, perché ha una sola testa parlante.

A parità di imperfezione: vince la Monarchia.
Nella Storia si contano più grandi imperi e grandi regni, che grandi parlamenti. E' evidente che nessuno è perfetto, ma a quanto pare, se l'albero si giudica dai frutti....

A parità di tirannide: vince la Monarchia.
I partiti hanno sempre un leader, e ogni struttura è un piccolo regno. Democrazia alla fine è solo un feudalesimo malposto, subdolo e senza responsabili.

A parità di popolarità: vince la Monarchia.
Se devi immaginare una forma di potere, immagini il re e la regina, i bambini mica giocano al presidente e alla camera.
A parità di violenza: vince la Monarchia.
Uno solo che dà ordini è tirannico, ma perché, far comandare la maggiornaza non è forse una violenza sulle minoranze? Anzi, se vogliamo un uomo che dà ordini a molti si espone più lealmente, mentre una maggioranza che impone a una minoranza è anche, tecnicamente, legge del più forte. In senso vile.
A parità di ereditarietà: vince la Monarchia.
Un re può essere o scelto dal popolo, o ereditario. Ma anche la poltrona parlamentare spesso è ereditaria.

A parità di rappresentanza: vince la Monarchia.
Non solo spesso i parlamentari non godono dell'adorazione del popolo e i re spesso sì, ma oltretutto non è detto che un capo debba essere scelto dal popolo. Il popolo non nomina nemmeno la nazionale di Calcio, eppure segue il Calcio tutto l'anno: chiamano un tecnico a comporre la Nazionale. Perché dovrebbe comporre il Parlamento? Ricordiamo inoltre che la maggior parte dei dittatori furono eletti a furoro di popolo.

E così via.

Questo spiega anche perché il Vaticano regna da 2000 anni e il Parlamento 'dibatte'.

Forza e Onore, amici!

3 commenti:

  1. Come discorso a filare fila (vedi il discorso di Dario nelle Storie di Erodoto).
    Solo che c'è un piccolo problema: neanche i dittatori hanno mai governato da soli. Tutti si sono sempre circondati di consiglieri, ministri, prevosti, ecc., a seconda delle epoche. Ne è risultata comunque sempre una sorta di oligarchia , più o meno forte a seconda delle circostanze. Perfino la struttura ecclesiastica, pur avendo il suo vertice nel papa ("Roma locuta quaestio soluta"), di fatto passa comunque attraverso una serie di maglie che creano un'oligarchia.

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  2. Non si tratta di oligarchia se vogliamo essere precisi, ma di tecnici. Il leader dirige, ordina, coordina, gli altri hanno un ruolo tecnico tipo per esempio l'economista. O comunque consigliere tecnico.

    In risposta all'argomento, aggiungo che se in un partito c'è un leader, significa non solo che questa è una tendenza naturale / ovvia, ma bisogna anche dire che la nostra republica può essere simile in alcuni momenti alla monarchia costituzionale in quanto il presidente della republica (garante della costituzione e presidente della corte costituzionale) in alcuni casi è un leader. Da questo dipende poi la struttura dei partiti nella nostra republica. Ciò significa che la democrazia diretta, cosa che non conoscevo neanche fino a qualche "minuto" fa, è la forma più degradante della politica, fatta di una superficialità assurda e che ha del demagogico !

    A volte il confronto può servire certo perché mette in parogone le esperienze, ma attenzione, può anche rallentare le decisioni o comunque servire ad essere appoggiati e spesso attenzione, dimostrare l'incompetenza di qualcun altro. Quindi, mettere a frutto l'esperienza è una cosa, doti di leader sono un'altra cosa, da non confondere.

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  3. Il Vaticano regnuccia, né si potrebbe invidiare monarchia tanto scomposta. Nessuno, comunque, esercita il potere da solo, mai. Il motivo per cui la democrazia si è imposta non è tanto avere frutti migliori (quali frutti migliori dei piani quinquennali di industrializzazione forzata sotto Stalin?), ma fare un tentativo, provando a camminare male, ma in modo tale che più persone (certo, non tutti, non illudiamoci) abbiano uno spazio di libertà d'azione (privata e pubblica).

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